Il piano cartesiano: i quadranti, gli assi e le loro equazioni - Nicolò Vignatavan
Il piano cartesiano: i quadranti, gli assi ed un nuovo procedimento per ricavare le loro equazioni
prof. Nicolò Vignatavan
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Oltre a ciò, avendo, a priori, a disposizione unicamente il grafico della retta sul piano cartesiano, senza averne l'equazione specifica, per ricavare il valore di "m", non occorrono 4 coordinate di due punti presi a campione sulla retta medesima, come nella definizione classica di coefficiente angolare, bensì solamente una lunghezza (quella del cateto verticale rappresentante "m").
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Il piano cartesiano, il cui nome trae la sua origine dal
matematico e filosofo Cartesio, è quel sistema di riferimento, che divide lo
spazio bidimensionale in 4 quadranti, definiti in numeri romani, ordinati in
senso antiorario, a partire dal primo in alto a destra, rispetto all’origine
degli assi, ovvero il punto di intersezione delle due rette munite di verso
rappresentanti le coordinate delle ordinate quella verticale e delle ascisse
quella orizzontale.
In realtà, l’infinito spazio in cui viviamo, può essere
descritto da, appunto, infinite dimensioni, e, di conseguenza, da infiniti assi
di coordinate di riferimento, ma, qui, noi analizziamo, il piano cartesiano
classico, definito dai due assi cartesiani fondamentali, l’asse delle ascisse
x, orizzontale e l’asse delle ordinate y, verticale.
Ognuno dei due assi che tagliano il piano bidimensionale,
intesi come retta, dunque come insieme infinito di punti che si susseguono in
maniera
ordinata, per cui ogni punto segue il precedente e precede il
seguente lungo una ed una sola direzione, munita di verso e sprovvista di
modulo, (non misurabile poichè infinita), si sviluppa a partire dal valore
“meno infinito”, intersecando l’altro asse nel punto di origine degli assi, in
cui le coordinate cartesiane risultano rispettivamente (0;0), per poi muoversi,
sempre in maniera rettilinea, verso “più infinito”.
I valori di infinito vengono rappresentati come un 8
rovesciato orizzontalmente.
I due assi sono perpendicolari tra di loro, perciò attraverso
la loro intersezione si sviluppano angoli retti di 90 gradi l’uno, che a loro
volta generano i cosidetti 4 quadranti.
Il punto di intersezione dei due assi cartesiani, detto
origine degli assi e di coordinate (0;0) è l’unico punto del piano cartesiano
che appartiene ad una coordinata del contorno di tutti e 4 i quadranti
contemporaneamente e corrisponde al punto di loro sorgente.
Gli assi cartesiani x ed y, identificati geometricamente da
rette, sono le uniche due rette che tagliano metà del contorno finito di tutti
e 4 i quadranti contemporaneamente.
I quadranti in cui due assi dividono il piano cartesiano sono
anch’essi infiniti, ma deliminati da due dei loro ipotetici infiniti lati,
corrispondenti alla metà infinita dei due assi cartesiani di riferimento: il primo
quadrante è delimitato sia dall’asse x che dall’asse y da 0 a “più infinito”,
il secondo quadrante è delimitato dall’asse x da 0 a “meno infinito” e
dall’asse y da o a “più infinito”, il terzo quadrante sia dall’asse x che
dall’asse y da 0 a “meno infinito” ed, infine, il quarto quadrante dall’asse x
da 0 a “più infinito” e dall’asse y da 0 a “meno infinito”.
Tanto più ci avviciniamo all’origine degli assi, tanto più
convergiamo verso il centro del piano cartesiano, tanto più ci avviciniamo a
valori finiti, puntuali e misurabili.
Tanto più, invece, ci allontaniamo dall’origine degli assi,
tanto più divergiamo dal centro del piano cartesiano, tanto più ci avviciniamo
a valori infiniti e non misurabili numericamente.
Se, come abbiamo detto, gli assi del piano cartesiano, sono
identificati, come figure geometriche, da rette, essi avranno un’equazione di
riferimento che si potrà ricavare dall’equazione esplicita della retta.
L’equazione esplicita della retta risulta y = mx + q, in cui "m" è il valore numerico che
identifica il coefficiente angolare di tale retta e, dunque, determina la sua
inclinazione rispetto all'asse delle ascisse od ad una retta orizzontale
parallela all’asse delle ascisse, mentre “q” indica la distanza tra l’origine
degli assi ed il punto di intersezione della retta con l’asse delle ordinate.
Il coefficiente angolare "m" della retta si ricava
dalla formula (y2 - y1) / (x2 - x1), dove x2 e y2 sono rispettivamente le
coordinate dell'ascissa e dell'ordinata di un punto superiore preso a campione
sulla retta ed x1 e y1 sono rispettivamente le coordinate dell'ascissa e
dell'ordinata di un punto inferiore preso a campione sulla stessa.
Il termine noto “q” indica, per la coordinata dell’ordinata,
il punto di intersezione della retta con l’asse y.
Se q è uguale a zero, la retta taglia l’asse delle ordinate
nell’origine degli assi.
Se q è maggiore di zero, la retta taglia l’asse delle
ordinate in un suo punto positivo.
Se q è minore di zero, la retta taglia l’asse delle ordinate
in un suo punto negativo.
Se q tende a zero, la retta, infinitesimamente, taglierà
l’asse delle ordinate nell’intorno di zero, ovvero in 0+ o 0-, a seconda che
l’area di convergenza della retta verso il punto 0 sia o a partire dai valori
di y positivi o da quelli negativi.
Se m è uguale a zero, con q diverso da zero, la retta, non
possedendo alcuna inclinazione, sarà una retta orizzontale parallela all’asse
delle ascisse, ma non coincidente con essa, e dunque passerà solo per due
quadranti del piano cartesiano, i due quadranti di ordinata positiva, se q è
maggiore di zero, ed i due quadranti di ordinata negativa, se q è minore di
zero.
Se m è maggiore di zero, la retta risulterà una retta
crescente.
Se m è minore di zero, la retta risulterà una retta decrescente.
Se m è uguale a +1, con q = 0, la retta risulterà una retta
crescente, bisettrice del primo e del terzo quadrante del piano cartesiano e
dunque passerà solo per due quadranti.
Se m è uguale a -1, con q = 0, la retta risulterà una retta
decrescente, bisettrice del secondo e del quarto quadrante del piano cartesiano
e dunque anch’essa passerà solo per due quadranti.
Se m è maggiore di 1, la retta sarà crescente ed intersecherà
l’asse delle ascisse, generando un angolo maggiore di 45 gradi.
Se m è compreso tra +1 e -1, la retta genererà un angolo
compreso tra +45 gradi e -45 gradi; se m è minore di -1, un angolo <45° e
sarà decrescente.
Se m tende a 0, la retta tenderà a risultare orizzontale,
ovvero ad essere parallela all’asse delle ascisse.
In quest’ottica, considerando l’asse delle x come una retta
perfettamente orizzontale, ovvero con un’inclinazione rispetto a se stesso
nulla e, dunque, con coefficiente angolare che risulta uguale a zero, allora il
valore di m nella sua equazione esplicita varrà 0.
Allo stesso tempo, il suo punto di intersezione con l’asse
delle ordinate risulterà zero, poichè, per definizione, l’intersezione
dell’asse x con l’asse y, avviene nel punto di coordinate (0;0).
Di conseguenza, l’equazione dell’asse cartesiano delle
ascisse, l’asse x, risulterà y = 0x + 0, dunque, y = 0.
Per ricavare, invece, l’equazione esplicita della retta facente riferimento all’asse delle y, prima dobbiamo analizzare il significato geometrico del coefficiente angolare “m”.
Geometricamente, "m" risulta come quel valore numerico indicante la misura del cateto verticale del triangolo rettangolo costruito in verso "x" a partire dal punto "q" di intersezione della retta con l'asse y, che ha come cateto orizzontale il segmento di lunghezza "1 unità" e come ipotenusa il tratto di retta che ha come primo estremo il punto "q" e come secondo estremo l'intersezione della retta con il cateto verticale.
Considerando come primo punto "q" e come secondo, se m>0, l'estremo di ordinata maggiore del cateto verticale e, se m<0, l'estremo di ordinata minore dello stesso cateto verticale, si è subito in grado di tracciare la retta passante per tali due punti.
Per ricavare, invece, l’equazione esplicita della retta facente riferimento all’asse delle y, prima dobbiamo analizzare il significato geometrico del coefficiente angolare “m”.
Geometricamente, "m" risulta come quel valore numerico indicante la misura del cateto verticale del triangolo rettangolo costruito in verso "x" a partire dal punto "q" di intersezione della retta con l'asse y, che ha come cateto orizzontale il segmento di lunghezza "1 unità" e come ipotenusa il tratto di retta che ha come primo estremo il punto "q" e come secondo estremo l'intersezione della retta con il cateto verticale.
Considerando come primo punto "q" e come secondo, se m>0, l'estremo di ordinata maggiore del cateto verticale e, se m<0, l'estremo di ordinata minore dello stesso cateto verticale, si è subito in grado di tracciare la retta passante per tali due punti.
Oltre a ciò, avendo, a priori, a disposizione unicamente il grafico della retta sul piano cartesiano, senza averne l'equazione specifica, per ricavare il valore di "m", non occorrono 4 coordinate di due punti presi a campione sulla retta medesima, come nella definizione classica di coefficiente angolare, bensì solamente una lunghezza (quella del cateto verticale rappresentante "m").
Inteso "alfa" come l'angolo generato
dall'intersezione della retta con l'asse delle ascisse, nel caso di a>45°,
il triangolo rettangolo sarà scaleno ed avrà il cateto orizzontale minore e il cateto
verticale maggiore e, al contrario, nel caso di a<45°, il triangolo
rettangolo sarà scaleno ed avrà il cateto orizzontale maggiore e il cateto
verticale minore.
Nel caso di a=45°, con m=1 la retta sarà bisettrice del primo e del terzo quadrante del piano cartesiano e con m=-1 sarà bisettrice del secondo e del quarto quadrante: in entrambi i casi il triangolo formatosi sarà un triangolo rettangolo isoscele con cateti congruenti.
Nel caso di a=45°, con m=1 la retta sarà bisettrice del primo e del terzo quadrante del piano cartesiano e con m=-1 sarà bisettrice del secondo e del quarto quadrante: in entrambi i casi il triangolo formatosi sarà un triangolo rettangolo isoscele con cateti congruenti.
Detto ciò, ora, per ricavare l’equazione esplicita dell’asse
y, dobbiamo ricavare, geometricamente, il suo valore del coefficiente angolare
“m” ed il suo valore del termine noto “q”.
Per quanto riguarda “q”, se, come abbiamo detto, esso
corrisponde, per le ordinate, al punto d’intersezione della retta con l’asse y,
se la retta analizzata è l’asse y, esso con se stesso non ha punti di
intersezione, bensì con se stesso coincide, dunque, considerando l’asse y come
una retta costituita da un insieme infinito di punti, esso con se stesso
coinciderà in infiniti punti, di conseguenza, il valore di ”q” nella sua equazione
esplicita non sarà un numero misurabile e puntuale, ma varrà “infinito”.
Ora analizziamo il coefficiente “m” dell’equazione esplicita:
Se "m" risulta il valore numerico indicante la
misura del cateto verticale del triangolo rettangolo particolare analizzato in
precedenza e se il cateto orizzontale di tale triangolo risulta il segmento di
lunghezza "1 unità", allora:
se la retta risulta orizzontale, allora m sarà uguale a 0, il
cateto verticale non esisterà più e l’ipotenusa del triangolo si ribalterà sul
cateto orizzontale, coincidendo con esso.
se, invece, la retta risultasse verticale, (caso che noi
vogliamo analizzare ora per studiare il valore di “m” nell’equazione dell’asse
cartesiano y) il cateto verticale del triangolo a quale misura si avvicinerebbe?
Tanto più una retta generica aumenterà la sua inclinazione e,
di conseguenza, si avvicinerà all’asse delle y, tanto più, come abbiamo visto
in precedenza, il suo coefficiente angolare avrà un valore sempre maggiore e,
dunque, nel caso dell’asse y, ovvero di una retta verticale, che risulta, per
definizione, una retta con pendenza massima, il coefficiente angolare “m” avrà
il valore più grande che si possa ipotizzare, perciò risulterà infinito.
Ma il coefficiente angolare m uguale ad infinito può dare
prova di una retta perfettamente verticale, dunque dell’asse y, oppure no?
Se la massima inclinazione di una retta è data dal rapporto
tra il valore infinito del cateto verticale del triangolo ed il valore 1 del
cateto orizzontale, sebbene il numeratore (+oo se si tratta di una retta
crescente, o meno infinito, se si tratta di una retta decrescente) sia un
valore infinito, per cui la sua inclinazione per forza di cose, essendo massima
rispetto all’asse x, genererà una retta verticale, ci sarà comunque un
infinitesimo spostamento di partenza rispetto all’asse y, una minima
traslazione lineare determinata dal denominatore 1, in termini geometrici uno
spostamento unitario che non permetterà la coincidenza perfetta dell’equazione
esplicita con m uguale ad infinito con l’asse y.
Tale retta, di equazione y = oox + oo, se m è uguale a
+infinito, sarà ruotata di un infinitesimo in senso orario rispetto all’asse y,
e se m è uguale a –infinito, sarà ruotata di un infinitesimo in senso
antiorario rispetto all’asse y.
Ma allora qual è la soluzione per scrivere nel modo ipiù
appropriato possibile l’equazione dell’asse y?
La modalità classica per definire l’equazione dell’asse delle
ordinate risulta quella di ruotare di un angolo retto l’equazione geometrica
dell’asse delle ascisse, invertendone l’incognita, dunque la coordinata.
Se l’equazione dell’asse delle ascisse risulta, come abbiamo
dimostrato in precedenza, y = 0, poichè non possiede alcuna inclinazione
rispetto a se stessa o a qualsiasi parallela a se stessa, l’equazione dell’asse
delle ordinate risulterà, ruotando il piano cartesiano di 90 gradi, x = 0.
L’equazione x = 0 dà prova del fatto che la retta
rappresentata, ovvero l’asse y, non ha alcuna inclinazione rispetto a se stesso
o a qualsiasi parallela a se stesso, e che interseca l’asse x nel punto di
ascissa 0, dunque, essendo una retta verticale, precisamente nel punto di
origine del piano cartesiano.
Concludendo, l’equazione dell’asse delle ascisse risulta y =
0, che rappresenta la retta orizzontale passante per il punto di origine degli
assi cartesiani, di inclinazione nulla rispetto a se stesso e di valore 0 in
ordinata;
mentre l’equazione dell’asse delle ordinate risulta x = 0,
che rappresenta la retta verticale passante per il punto di origine degli assi
cartesiani, di inclinazione nulla rispetto a se stesso e di valore 0 in
ascissa.
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